sabato 27 gennaio 2007

Welcome n°2

C’era una volta e adesso non più un piccolo uomo alla ricerca di un posto, uno qualsiasi, magari in disparte, nel sociale sotto vetro. C’era una volta…adesso non più. Si sentiva libero solo nel vuoto, a fluttuare leggero in costanti rifiuti e mancanze di libero genio. Amava piacere il piccolo uomo, debolezza da infante, e delirio era s-perdersi in storie non sue. Leggeva il piccolo uomo, e amava quei personaggi tristi e bagnati che vivevano in pagine ricercate e necessarie, per poter andare oltre, quel suo buco nero e vuoto. Amava le storie tristi, quelle che lasciano nel petto un masso e negli occhi un senso di pozzo.
C’era una volta e adesso non più un piccolo uomo alla ricerca di un destino nel quale spargere i fili del proprio divenire e potersi annodare a qualcosa di assolutamente perfetto. C’era una volta…adesso non più. Credeva di riuscire a gestire le emozioni, le sue, in occasione dell’impatto con le altrui esperienze. Si sbagliava il piccolo uomo. I suoi libri mentivano per lo più. Amava sognare di una storia nuova…e il peso della ricerca lo sfiancava impunemente.
C’era una volta e adesso non più un piccolo uomo che non capiva un cazzo. Non riusciva a capire come una vecchina dall’aspetto gentile potesse comprare il cofanetto di It (incubi e fanculi). Non riusciva a capire cosa si potesse trovare di interessante nella luce che emanava un motore di una qualsivoglia vettura motorizzata. Non capiva come si potessero apprezzare personaggi come D’Alessio e Costantino. Non conosceva il francese e il russo. Voleva poter vedere da dietro una porta a vetri un cazzo di angelo senza ali, di quelli veri, mica di quelli creati dalla Thun, obesi e idioti. C’era una volta…ma adesso non più. Il piccolo uomo, coperto di stizza non si faceva una ragione dell’esistenza dell’asintoto,e del perché potesse esistere il termine “sigmoidale”. Era annoiato dal numero come dalla formula. Il libero fraseggio senza schemi e grammatiche lo riempiva di gaudio suadente.
Succede che il piccolo uomo un po’ si annoia delle continue e nette prese di posizione dell’altrui esistenza nei suoi confronti, un po’ molli, un po’ malaticci. Inizia il riverbero esistenziale e la presa di coscienza della propria faccia di culo. E si che la usa. E si che se ne aggrada. Il piccolo uomo si fa di spocchia. E l’acido si accompagna con fare interessante al livello di addito.
Crolla la maschera del piccolo uomo, ne esce con senso di situazione nuova e ideale. Ama piacere l’uomo ritrovato, debolezza di infante, certo e comunque, ma sensazione fresca, e fanculo le smorfie di finta indifferenza.
Madame e monsieur, la ragione è si dei folli, prego… che si affretti il popolo tutto.
Cambia la vita e basta seguirla.
Odio It e il numero decimale…la situazione a volte persiste.
In realtà il genio interiore malinconico e triste resta tale in quanto tale. E questa è sostanza nel reale.
È il continuo gioco delle maschere della vita che ci appioppano sorridenti che dovrà tener conto delle vittime sacrificate.
Si gioca, è tutto un game partorito da diabolici mangiafuochi. Ed io gioco, e voi, madame e gentil’uomini, fate una cosa, additami si, se vi fa star meglio, ma quando anche voi vi inizierete a render conto, inizierete a pensar di dover dar conto a chicchessia dei vostri eventuali cambiamenti, pensate al gioco delle maschere danzanti, a volte si balla col sorriso in su, a volte si balla col sorriso in giù. E sorridete, miei cari…non potrete più smettere di danzare…
Vivete sereni, nobildonne e cavalieri, non agitate troppo le vostre stanche membra.

Un’ultima cosa, però, con franchezza, i coglioni una volta che son rotti, non bisogna giocare nella prova di frantumarli…

2 commenti:

Platone (il falso) ha detto...

uh, che benvenuto! se prima eri un piccolo uomo, ora cosa sei? io ho conosciuto sempre il grande uomo. Ad ogni modo, apprezzabilissimo lo stile ;)

Andrea Miceli Rovito ha detto...

Un piccolo folle ecco cosa voglio essere. Grazie Matte, per tutto.