sabato 10 giugno 2006

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Freddo, pioggia, musica.

Si cammina, lungo la via, verso l’inatteso.
Si decide di percorrere quei passi senza troppa convinzione, come chi sa ed è li a sorridere.

La pioggia pare non sentirla. Il disturbo è più negli altri che la vedono così, strana…viva si direbbe. Così riluttante a coprirsi…o forse semplicemente non ci pensa.
Chissà a che pensa si pensa nel seguirla.

Strana ragazza lei. Lei no, non è normale, il che ne farebbe un qualcosa di speciale. Strano tipo lei.
Ricerche di straordinario paiono sfiorarla.

Sembra accompagnare la pioggia nel movimento circolare della vita…la sua. E’ una danza. Sembra conoscere la nostalgia, trovarne il volto velato e triste nella folla colorata di un ponte festante e portarla con sé, nella sua danza, sotto una pioggia che le bagna un sorriso.
E’ musica d’oriente quella che ha in testa. Musica di un settembre in Turchia. Musica che spazza i pensieri come un vento che ti accarezza, ti parla, e pensi quasi che ti voglia bene.

Strana faccia la sua…fa le mosse. Profondi occhi i suoi…credi ti comprendano, credi ti capiscano, credi ti rendano nudo, pensi siano lì ad aspettare proprio te. Bocca ricercata la sua: uomini e donne l’hanno sognata nella storia una bocca così, pensi che uomini e donne l’abbiano cercata nell’arte una bocca così.
La pioggia comincia ad infastidire. Il freddo si fa pungente.

Comincia ad affrettarsi, l’aula è lontana, la lezione meno.
Ragazzi colorati l’avvicinano sotto pioggia. Fanno tenerezza. Lei sorride, cordiale come una sorella. Sorride, non si ferma. Sorride sincera, bisogna dirlo, ma non si ferma. Vuole arrivare a lezione.
E’ riconosciuta sul ponte. La gente sembra vedere in lei quello che non c’è in loro: alcuni se ne contentano altri meno.

Cammina lungo la via. La musica non si ferma. Il vento vuole parlarle, lei pare ascoltarlo…lei pare capirlo…e sorride.

Ponte
Porta
corridoio
scala interna
si scende…

un piano
un secondo
corridoio
porta
aula
dentro.
Poca gente ancora.
Il Bosforo d’autunno sa di poesia.

Cammina con le cuffie in testa. Bagnata, la testa e non solo. Sguardo attento ma rilassato il suo. C’è ancora tempo. Siede. Prima fila esterna. La musica tace.
Prende un libro dalla sua borsa e inizia a leggere di una spiaggia tra le ultime colline e il mare nell’aria fredda di un pomeriggio quasi passato…sorride e si perde.

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