venerdì 9 giugno 2006

இ___M___இ


Freddo, pioggia, musica.

Si cammina, lungo la strada, verso la sera.
Si cammina percorrendo quei passi che sembrano rievocare quotidiane distrazioni.

Musica. Sono gli amici Afghan ad accompagnare il suo sguardo. Dietro il nero della maschera i suoi occhi vanno all’impazzata come bussola di dogana. Seguire il suo movimento: improbabile. Capire il suo movimento: impossibile.

Prosegue. Passo lungo il suo. Meno deciso dell’ipotesi. Faccia pulita la sua, più di quello che lui ritiene necessario. Sorriso sornione e sincero il suo. Sa di jolly, sa di non esserlo. Vuole non considerarlo.

La pioggia inizia ad infastidire. Il freddo si fa pungente.

Idea del cazzo quella di andare a piedi…quanto meno discutibile. Il ponte è percorso da gente originale.
Originale lì sta per strano, anomalo, non sistematico. Lui: normale…il che di per sé sa di speciale. Non si sa perché: forse è la musica…quella che ha dentro, quella che si sente nel passargli accanto…quella che si pensa di intravedere dietro la maschera…nera. E’ musica di ancestrale sbattimento la sua…ancestrale sbattimento che in realtà sembra segnarlo ed evidenziarlo all’altro. Per questo sembra amato…per questo è disprezzato.

Pare non rendersi conto del colore che il ponte sembra emanare sotto quel grigiore di pioggia e nebbia. E’ come se tutto ciò abbia ai suoi occhi un interesse alquanto limitato.
Ma in fondo la sua è pur sempre una maschera…nera. Dietro c’è un modo di vivere il ponte, il colore, la pioggia ed il grigiore di difficile lettura. Magari l’interesse non è neppure limitato, semplicemente non c’è…magari no.
Il problema? La pioggia. Portarsi un ombrello? Troppo furbo per lui. Troppo impegnato per i ragazzi in giallo e rosso, in blu e verde, troppo impegnato ad allungare il passo. Il giorno dopo leggerà di una pacifica e colorata dimostrazione di un gruppo di studenti. Per cosa manifestavano? Gli sfuggirà dalla lettura. Alla prossima pensa di essere presente. Anche lui vestito di giallo e rosso, di blu e verde. Spera solo che piova quel giorno. Anche lui vuole fare il triste clown sotto la pioggia a manifestare. Anche lui come Hans, con le sue opinioni.

Opinioni che il frangente pomeridiano bagnato ed annebbiato fa abortire con sistematica coerenza e velocità.
Buon proposito? Arrivare in orario a lezione.

Il freddo imbarazza. La pioggia penetra. La musica non si ferma.
Gli amici Afghan hanno lasciato spazio all’amico Manuel. L’aula si avvicina. Facce conosciute cominciano ad incontrarsi. Facce sconosciute si incrociano nell’imbarazzo.

Finalmente dentro. E’ bagnato, ma tizi lo sono più di lui. E’ rincuorato.
Terza fila. Esterno.
Manuel tace su Bombay .
Inizia la lezione. Finge attenzione e si perde.