martedì 7 novembre 2006

Passi come sale sugli occhi


"Perché sei e sempre sarai.
Per l’amore e per il blu,
per le storie e per le lacrime
le facce, il mare, l’oceano.
Per il tuo Oceanomare.
Per Baricco e Tabucchi.
Per La tua fretta.
I treni, le mani, ed i fiori rosa.
Venere e quel passaggio con i violini."

Capita che arriva un messaggio e ti dice le cose come stanno. Resti quasi imbecille. E lo rileggi. Provi ad immaginare un perché, logico e plausibile. E ti viene l’odio.
Tutto così. Non una voce, non una lettera, una di quelle che mi hai sempre scritto e vomitato addosso in tutti questi anni. Un fottuto messaggio che sa di beffa. “sai ho saputo che lei…”. E ti viene l’odio. Credimi. Ti immerge.
Ed ero pronto a non farne parola con nessuno, perché sai, è pur sempre cosa tua, ed io messere inetto pronto ad ingoiare un’altra mancanza, un’altra tua girata di spalle. E si ti viene l’odio, mia cara, perché alla fine non te lo aspetti. E quel novembre che è ottobre, che è fine mese, che è adesso, che è stato quando ero presente. E si, mia cara, ti senti mortificato del tuo non fare, del tuo cercare di dimenticare, quell’atteggiamento di scredito totale, e non succede altro che soccombere all’odio. E adesso si che si può. Lasciar perdere il tutto, il resto. E cagare quelle facce di merda che avranno, inebetiti, sorriso di un qualcosa che neppure lontanamente potevano capire. Mi hai tradito sul rush finale. E abbiamo perso. Io perché secondo. Tu perché squalificata.
E ti eclissa un odio. E penso a tutto. Dimmi dei libri. Ed ero li a parlarti di Seneca e Platone. Passaggi e riflessioni. Dimmi della vertigine. E cadevo nel riflesso. Ho bisogno di qualcuno. Sarei venuto in qualsiasi modo, qualsiasi momento. E alla fine quasi mi sento nuovo. Prendo aria. E la nuova luce ti rende stupida e volgare. Volgare per aver imbrattato il tuo quadro, quello di sangue, di anima e musica. Non hai più arte. Il maestro lo aveva notato. Ho maledetto il maestro, il poeta, il fingitore di sempre, l’ho maledetto per te. Ma fanculo. Quanto tempo. Quante lacrime. Non lo farò per te in seguito. Prometto e sigillo.
In prossima vita adesso sono io a dirlo.
Non cercarmi. Non lo fare più.
Passi come sale sugli occhi.


2 commenti:

Platone (il falso) ha detto...

Anche il sale si scioglie, e tutto passa. Come il sangue rappreso, goccia di tristezza, che lascia macchie impercettibili. Sono meduse, che si sciolgono al sole. Ma i fiori no.

Anonimo ha detto...

non so perchè ma non sono capace di scrivere commenti come sapete fare tu e il mio amato platone.e cioè sconnessi,dalla punteggiatura dubbia,ma pregni di senso.ergo mi applico in ciò che invece mi riesce bene,e cioè commentare in modo prolisso e nioiso.sembra quasi inevitabile,in quest'umana vita,che si finisca per fuggire le persone che tanto abbiamo amato.si può chiedere a chiunque,e quasi sempre,con buona approssimazione,tutti risponderanno che si,quella persona non è più tanto desirata nelle loro vite.le motivazioni posso essere davvero molte,spesso banali,spesso no.ma il punto,ciò che accumuna tutte le esperienze di tal genere,è che queste persone ci rimagono dentro.sempre e per sempre.scavano così affondo che nulla potrà mai portare via il loro ricordo...e tutto l'amore che abbiamo provato,e tutta la pazienza che abbiamo avuto,e tutta la dedizione che abbiamo dimostrato,e tutte le lacrime versate,e tutte le risate condivise....beh,nulla le porterà via.e quando si vive un'esperienza del genere si scrivono dediche come le tue.e quando si vivono esperienze del genere il cuore è carne viva in balia di queste persone.perchè sono andate troppo a fondo perchè possano risalire senza far male.e quindi ecco,ecco cosa succede quando si ama molto,in ogni sfumatura che l'amore possa avere.si apre un conto che non si richiude più.e che sia ancora amore,o che sia astio....certamente non sarà mai indifferenza.ma sempre e solo compassione.nel senso latino del termine.cumpathos.essere felici insieme,soffrire insieme,anche se non si è più insieme.chissà,chissà com'è....