lunedì 14 agosto 2006

A Perfect Day 2


La mattina con il caffé caldo che respiri famiglia e trascorsi sereni. Quel latte nel frigo nella sua confezione azzurra e le gocciole pronte e sempre presenti. Mia madre che si muove tra gli acciacchi per casa, ad inseguire chissà quale sconvenienza “acarica”. Mio padre che si prepara per un giro di bici e mio fratello pronto per il lavoro noioso.
Attacco di stereo. Una Tori d’annata, un Ani di Franco di “Wishin and hopin” e la foto di Winnie the Pooh ammazzato da Tigro.
Alberto da amare su Miami Safari.
Roberta da amare su Ormogenia.
E poi Manuel, Gianna, Cristiano, Carmen e Paola.

Serenità sparsa.
Una telefonata da Siderno. Una voce che ti fa ridere. La stessa che ti fa piangere come nessuno mai nella vita e ti senti perso e piccolo e un coglione e un minchione.
E andare al mare, con quella voce di Siderno. D’inverno, quando farà più freddo.
E andare al mare, con una voce di Lokri
. Per poter parlare, chiarire, raccontare di Ro’Ck e continuare quel pianto liberatorio.
Gridare “Meravigliosamente crudele”. “Io non ho amato mai l’eco di un addio senza musica
Fare l’amore.
Vomitare i fanculo più sentiti in faccia ad uno stronzo che odio.
Passare una notte per le strade di Barcelona a chiedere se è tutto solo un sogno di mezz’estate.
Passare una notte per le strade di Roma a chiedere se è tutto così inopportuno come sempre.
Rifare l’amore.
Bere talmente tanto da perdere i sensi su una pankina.
Ricevere la visita di un angelo con la grazia di Lù.
Ricevere la visita di un angelo con la grazia di Lù.
Ricevere la visita di un angelo con la grazia di Lù.
Vanessa Mae sparata nelle orecchie, su un tram di città nera e bagnata.
Stringere l’amore, tenerlo fra le braccia asciugare le sue lacrime, leccare le sue ferite, rubare il suo deserto.
Una tazza di tè al miele con mia cugina.
Leggere quella cazzo di storia della casa sul mare d’inverno e cercare di non piangere più.
Giocare con Gabri. Insegnargli i numeri fino a venti senza saltare il 7 ei il 13.
Ballare per una strada di città straniera completamente strafatto con addosso il tuo amore.
Prendere 110 e lode e guardare tutti come se fossero delle merde.
Prendere 110 e lode e vedere mamma e papà piangere commossi.
Prendere 110 e lode e non capire dove andare a sbattere la testa.
Dormire di gusto.
Violenza carnale plurima immediata su Edward.
Svegliarsi in spiaggia.
Baciare l’adrenalina.

Trovare tutto quello che non c’è.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie perché
mi eri vicina
ancora prima di essere mia
e perché vuoi
un uomo amico
non uno scudo
vicino a te
grazie che vai
per la tua strada
piena di sassi come la mia
grazie perché
anche lontano
tendo la mano
e trovo la tua
Io come te
vivo confusa
favole rosa...
non chiedo più
Grazie perché
mi hai fatto sentire
che posso anch'io volare
senza di te
io mi riposo
dentro i tuoi occhi
io coi tuoi occhi
vedo di più
grazie perché
anche lontano
tendo la mano
e trovo la tua
con te ogni volta
e' la prima volta
non ho paura vicino a te
Grazie perché
non siamo soli
non siamo soli
grazie perché
vivere ancora
non fa paura
solo con te
grazie perché
anche lontano...
tendo la mano
e trovo la tua
tendo la mano
e tu ci sei...

Andrea Miceli Rovito ha detto...

caino???
dika...

caino ha detto...

Non mi dica dika però. Comunque era sintetico il pensiero, del tipo: ohibò questo è il genere dei suoi scritti che mi piace

Andrea Miceli Rovito ha detto...

Ohibò caino, rosso in viso ringrazio skioccando palpebre. Notevole ke mi legga/i.
entusiasta.

caino ha detto...

Ohibò, mi stupisco si stupisca. L'ho messa presto nei miei link, nevvero...