sabato 27 maggio 2006

Veste di fiori

Siamo io e te, ragazza n°#1. Camminiamo lungo una via che conosciamo da sempre. Si intravede la neve sulla montagna e il cubo CUD. Siamo vestiti a festa. Pare chissà che. Una macchina si accosta e siamo già dentro. Ragazza n°#1, sorridi estasiata ed io neppure mi vedo. Il rosa della tua bocca illumina di sensazioni. Adesso è sera. Davanti a noi, un ragazzo, camicia nera, pelle abbronzata. Di fianco un androgino. Non so se è bello. Non capisco se è vero. Tu continui a sorridere, ragazza n°#1, e loro sono già partiti. La guida del tizio mi innervosisce. Siamo in movimento ma la strada si allunga, o si ripete con coscienza. Siamo in movimento ma lo stop è sempre lo stesso istante. Siamo fermi e una macchina, bianca, enorme si avvicina. È tutto fottutamente vero. Chissà chi cazzo sono. Minchia che femmina! Risate. Rido e anche tu fantastica ragazza n°#1 ridi. Siamo completamente strafatti. Riprendiamo. Stavolta siamo affiancati dalla cassa di rotazione bianca, ed è tutto rallentato. Ed è mattina. La sensazione è quella di tramonto o alba. Si distingue la luce ed il colore di pesca. La macchina di fianco è piena di fenomeni. C’è un ragazzo tutto bianco. Biondo e viso triste. E appoggiato e i capelli non seguono il vento. Ma perché piange?. Di fianco, in piedi c’è una ragazza bassa, mi ricorda sinead. È bianca anche lei. È bionda anche lei. Dall’altro lato della macchina c’è una figura grassa. Non mi piace . mi inquieta. È truccata, ed è una faccia che regala morte. Nel mezzo, ragazze in piedi tra catene e neri che si muovono danzando. Facce bianche e mosse sinuose. Ma chi cazzo sono? Tu ragazza n°#1 scruti con simpatia. Io con orrore.
Il tizio che guida, accelera e va sbattergli contro. Loro si incazzano e vanno via. Solo creature fumose. Il tizio che ci guida, inizia a muoversi e a dimenarsi. Vuole che lo si baci. Gli accarezzo il collo, ma lui vuole dell’altro. Ho paura. Va sempre più forte. L’androgino dice di seguire le curve. Che cazzo significa? Il tizio che ci guida, dà di matto. Lo bacio sul collo abbronzato e lui si alza. Da adesso ragazza n°#1 non ti vedo più. Il tizio che non ci guida, scompare. La macchina sbanda, siamo in curva di ponte. Ci muoviamo per seguire l’andatura contraria. Sbatte a destra. Si gira su se stessa. Sbatte a sinistra, di fianco, di centro. Si spaccano i vetri, rimbalza sulla destra, distrugge i cordoli ed è….il volo.
Le orecchie iniziano a fischiare come se due casse avessero amplificato la mia morte. Il tutto è così doloroso per essere così rallentato. C’è dell’aria che inizio a sentire ovattata. La sento umida e gialla. Non è più sera. E mi sanguinano naso e occhi. Le orecchie implodono. Cazzo! Mi sento la morte. Catastrofiamo in erba, ma non vedo la macchina. Chissà se hai pianto ragazza n°#1. io mi trovo in piedi. Do dello stronzo al tizio dalla camicia nera. E mi trovo in piedi. Penso cazzo ce l’ho fatta, sono vivo e vedo la gente che mi corre attorno. Ma che cazzo vogliono? Chi cazzo sono? La bocca mi si riempie di sangue. E mi vedo esterno. E sento male. La lingua mi si spacca per lungo e perdo parola. Vomito sangue. Provo a muovermi e sono ancorato. Voglio muovermi, voglio trovarti ragazza n°#1. dove sei? Come stai?. Non riesco a muover neppure un passo. E voglio muovermi, voglio trovarti ragazza n°#1. voglio viaggiare e vedere la spagna. Voglio correre e fare l’amore. Non riesco a dire neppure una parola. E voglio parlare. Voglio gridare. E mi sembra inopportuno morire così. Mi sembra sbagliato prendere il volo e morire così. Il sangue inizia a bloccare il respiro. Sento caldo e mi vedo umido di rosso. C’è una signora che corre verso di me: ha una veste a fiori e grida. Capisco che grida, ma non la sento. Non ho più le orecchie. Viene verso di me. E cado.
Faccia in giù. Crollo in maniera così leggera che quasi mi sdraio. Ma crollo e non è volontario. Sto morendo. Lo capisco. Lo avverto dal dolore sfiancante e dalla testa che si spacca. E vedo nero e voglio urlare. Sento una lingua che più non dirà e mi affogo di sangue. E piango un ultima volta.

C’è una ruggine.
E sento più niente.

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